Itinerari nel vento

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Cossyra, la “Terra del ramo di mirto”, per i Romani; Bent el Rion, la “Figlia del vento” per gli Arabi e, infine, Pantelleria, “Terra ricca di offerte” per i Bizantini: in molti, dai Fenici in poi, hanno sfruttato l’importanza strategica dell’isola, lasciando le tracce del loro passaggio.

Le abitazioni tradizionali di Pantelleria sono arabe: i “dammusi”, in pietra lavica a secco, con tetto a cupola che convoglia l’acqua piovana in una cisterna.

Arabi sono pure i nomi delle località: Kamma (dove si coltiva la canapa), Buccuram (padre ricco di vigne), Mursìa (contrada del porto). Spagnoli invece sono molti cognomi, come Errera o Valenza. Normanni, infine, sono gli occhi azzurri e i capelli biondi orgogliosamente esibiti dai panteschi.

I danni della seconda guerra mondiale su Pantelleria centro

Il centro abitato che porta il nome dell’isola, purtroppo, ha perso molto del suo fascino antico a causa dei pesanti bombardamenti subiti durante la Seconda guerra mondiale e di una ricostruzione non sempre rispettosa delle tradizioni.

Dopo la resa delle forze dell’Asse in Africa settentrionale tra il 11 e l’12 maggio 1943, gli Alleati iniziarono i preparativi di invasione dell’Italia.
Gli anglo-americani già da alcuni mesi precedenti, intensificarono le azioni di bombardamento sulle penisola e soprattutto nel sud Italia, e il 9 maggio iniziarono anche le operazioni verso Pantelleria, la più importante e difesa delle isole, che possedeva un porto utilizzabile dagli alleati, ma soprattutto una pista di atterraggio che avrebbe dato agli alleati una base aerea vicina alle future zone di sbarco in Sicilia.

Pantelleria, dal 9 maggio al 6 giugno venne bombardata continuamente dagli aerei della RAF e praticamente isolata anche da un blocco navale. Quindi sull’isola di Pantelleria dopo quasi un mese, venne ulteriormente intensificato l’attacco alleato contro le batterie costiere, anche con l’utilizzo di mezzi navali inglesi: tre torpediniere l’8 giugno bombardano per la prima volta via mare, i porti e le batterie costiere dell’isola. A partire dall’8 maggio, furono scaricate sull’isola oltre 5000 tonnellate di bombe.

Ma il resto dell’isola…

Se Pantelleria centro non si è completamente ripresa dai danni subiti, il resto dell’isola offre visioni incantevoli e  reperti archeologici di varie epoche, sparsi un po’ ovunque.

Molto suggestiva è la zona dei Sèsi, monumenti funerari giunti fino a noi da una civiltà neolitica lontana circa cinquemila anni. Numerose chiesette, anche molto antiche, custodiscono preziose statue di santi e madonne, testimonianze della fede dell’isola.

Le spiagge e i capolavori della natura

Le spiagge hanno nomi che evocano pirati e sirene: Balàta dei Turchi, Kharuscia, Cala Cinque Denti, Punta Spadillo. A Cala Levante si trova un capolavoro della natura: l’Arco dell’Elefante, uno scoglio pachidermico con un’immensa proboscide, modellato dal vento e dal mare e divenuto il simbolo dell’isola.

A Sataria c’è una grande grotta con vasche termali: c’è chi la identifica con la grotta di Calipso, che a lungo ospitò Ulisse. Le spiagge più esclusive e intime si possono raggiungere solo con la barca, che permette anche di ammirare la capricciose conformazioni degli scogli. Su alcuni si trovano dei piccoli specchi d’acqua, incantevoli per colori e riflessi: al laghetto delle Ondine si può fare il bagno anche se il tempo è cattivo.

La natura vulcanica dell’isola

La natura vulcanica dell’isola è ben percepibile. Numerosi e sorprendenti sono i fenomeni di natura vulcanica. Le varie grotte naturali dove esce vapore acqueo ad alta temperatura, ideale per fare le saune. La grotta di Benikhulà, per esempio, in un costone della Montagna Grande, nella zona di Sibà. Si raggiunge percorrendo un sentiero che offre uno splendido panorama sulla vallata di Tikhirrìki.

Lo Specchio di Venere, nel nord dell’isola, è un bellissimo lago dall’acqua azzurra e trasparente: le sue acque sulfuree, secondo gli antichi favorivano la fecondità; i suoi fanghi sono ricchi di sostanze benefiche per la pelle.

La Montagna Grande, il Monte Gibele e le colline, coperte di boschi sempreverdi di pini marittimi, lecci, erica, mirtilli e corbezzoli e popolate da numerose specie di funghi mangerecci, offrono innumerevoli opportunità per gli amanti della natura e del trekking.

[tratto da: http://www.truncellito.com/1999/capperi-pantelleria]

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